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Il volume riprende il nucleo dell'ormai storica e introvabile pubblicazione Milano Moderna (1996), allargando quella pionieristica ricerca sulla cultura architettonica meneghina alla nuova Milano di inizio millennio, con un rigoroso approccio critico e interpretativo. Il libro intende essere un contributo "alla capacità della metropoli lombarda di proporsi come laboratorio di una cultura non convenzionale del cambiamento" ed è concepito come l'intreccio di un doppio piano di lettura, testuale e visivo. Il testo è firmato da Fulvio Irace, uno dei più autorevoli critici e studiosi italiani di architettura, l'atlante visivo, con immagini di grande formato, è affidato, per la parte moderna alle fotografie di maestri come Gabriele Basilico e Paolo Rosselli, per quella contemporanea a professionisti di alto profilo come Marco Introini, Filippo Romano e Giovanna Silva. Un capitolo è dedicato al tema, solitamente trascurato, della relazione profonda tra arte pubblica e architettura, in continuità con una specificità della cultura milanese del dopoguerra.